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Secondo il manoscritto di Giovanni Battista Gabbi “Le Chiese di Parma”, le origini antichissime di questa Chiesa si fanno risalire attorno al 1143, anni in cui essa era di spettanza dell’Abate di San Giovanni, per passare poi alla giurisdizione del Vescovo.

Viene citata da Bonaventura Angeli nell’anno 1355 per i miracoli attribuiti alla Madonna dipinta su un pilastro in Co’ di Ponte, presso la Chiesa di tutti i Santi. Incerte altre notizie (pur riportate da Enrico Scarabelli Zunti) secondo cui nel 1317 la nomina del Rettore spettava alla Badessa del Monastero di Sant’Alessandro, per appartenere in seguito all’Ordinario di Parma. Così pure è controversa l’unione con l’antico Oratorio di Santa Teopista, unione che, secondo altri, avvenne solo nel 1582. È dato per certo, invece, che nel 1485 la Chiesa, “per vetustà minacciando ruina”, venne rifabbricata a proprie spese dal generoso Rettore don Giovanni Franceschi, mentre non trova conferma la notizia secondo cui la Chiesa aveva l’ingresso principale da Borgo San Domenico. Infatti, come risulta dalla pianta di Parma rilevata nel 1592 da Smeraldo Smeraldi, alla fine del Cinquecento essa aveva la stessa conformazione attuale, ma con una campata in meno e quindi senza le prime due cappelle, conservando davanti alla Strada Maestra di San Francesco (come allora si chiamava Via Nino Bixio), un piccolo piazzaletto a mo’ di sagrato. Solo fra Sei e Settecento, per far fronte al crescente numero dei fedeli, la Chiesa verrà allungata occupando lo spazio libero di fronte alla Strada Maestra di S. Francesco e venendo così ad assumere la forma stretta e lunga che conserva tuttora, e come è già raffigurata nell’Atlante di Gian Pietro Sardi del 1767.

Nel 1826 si rese indispensabile il rifacimento della facciata che venne eseguito su disegno e sotto la direzione dell’architetto della casa ducale Paolo Gazola; due anni dopo vennero portati a termine i lavori di coloritura e di restauro della facciata laterale e della porta secondaria su Borgo San Domenico, soppressa in seguito perché non più in uso. Nel marzo del 1832, a causa di ripetute e rovinose scosse di terremoto, la Chiesa riportò gravi danni per cui dovette intervenire ancora l’architetto ducale Paolo Gazola e, dopo di lui, il primo architetto di Corte, Nicola Bettoli, che attese anche al restauro dell’incompiuta torre campanaria.

Lina Grandinetti

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